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Il contratto a termine vive di continue modifiche normative che ne rendono sempre difficoltosa l’applicazione per i datori di lavoro. Il Legislatore negli ultimi 20 anni è intervento svariate volte sull’argomento, spesso tornando sui suoi passi. L’attuale contesto legislativo, frutto degli interventi del jobs act, del decreto dignità e in ultimo del decreto lavoro del 2023, necessità di una conoscenza approfondita per permetterne un sicuro utilizzo ai datori di lavoro, sia dei contratti a termine diretti che in somministrazione.
L’orario di lavoro è la misura della quantità di prestazione lavorativa, ma oggi diviene fondamentale conoscere le regole di base e gli strumenti di flessibilità previsti dalla norma e dalla contrattazione. Partendo da una analisi dei principi cardine, verranno esaminati gli strumenti di flessibilità e il corretto utilizzo del lavoro agile.
Il lavoratore, al ricorrere di determinate condizioni, ha il diritto di assentarsi, per un periodo di tempo più o meno lungo a seconda dei casi, dal posto di lavoro (per malattia, per maternità, per donare il sangue e così via). La disciplina delle assenze è “sparsa” in diversi provvedimenti e, non di rado, i contratti collettivi contengono specifiche disposizioni che, in taluni casi, integrano quelle legali e, in altri, introducono regole ad hoc.
Il lavoratore, al ricorrere di determinate condizioni, ha il diritto di assentarsi, per un periodo di tempo più o meno lungo a seconda dei casi, dal posto di lavoro (per malattia, per maternità, per donare il sangue e così via). La disciplina delle assenze è “sparsa” in diversi provvedimenti e, non di rado, i contratti collettivi contengono specifiche disposizioni che, in taluni casi, integrano quelle legali e, in altri, introducono regole ad hoc.
Nella competizione per l’attrazione dei talenti i datori di lavoro utilizzano sempre di più lo strumento del welfare aziendale, Conoscerne le implicazioni e le regole, che appartengono al mondo fiscale, diventa imprescindibile per il corretto utilizzo di questi strumenti.
La scelta di destinazione del TFR del dipendente è un momento in cui nascono sempre molti dubbi per il dipendente e anche un momento in cui il datore di lavoro è chiamato a un ruolo attivo, che non si ferma sola raccolta della volontà esplicita o tacita. La maturazione del TFR, le condizioni per cui può essere anticipato, la tassazione delle anticipazioni e liquidazioni, sono argomenti che sempre più creano difficoltà operative, insieme anche alle modalità di ricalcolo della tassazione operata dall’Agenzia delle Entrata. La vasta scelta di forme a cui destinare il TFR impone ai dipendenti e datori di lavoro la conoscenza di modalità di assolvimento dei relativi obblighi sempre diverse. I datori di lavoro, inoltre, sono chiamati ad affrontare anche la gestione del fondo di Tesoreria Inps, con tutte le implicazioni amministrative.
Al di fuori dei casi in cui la risoluzione del rapporto avvenga “in maniera pacifica”, a seguito della comune volontà delle parti (situazione che, comunque, presenta talune particolarità) o per dimissioni (da effettuarsi on line o in sede protetta), il licenziamento del lavoratore comporta notevoli rischi di contenzioso che può dar luogo al risarcimento del danno e, talvolta, alla reintegrazione nel posto di lavoro. Il quadro normativo si è molto complicato dopo l’entrata in vigore del contratto a tutele crescenti, recentemente modificato dal cd. decreto dignità.
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